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San Ponso
Enrica Culasso Gastaldi


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S: Ponso-  Livia Rufa

Intorno all'area dell'antico battistero gravitarono gli interessi di alcune famiglie probabilmente appartenenti all'aristocrazia municipale o comunque ai ceti emergenti della colonia. In primo luogo ricordiamo il gruppo familiare dei Livii, ricordati da una bella stele in marmo bianco, ov'è memoria degli incarichi magistratuali ricoperti dai suoi membri nel corso di tre generazioni. Il dedicante, P(ublius) Livius Macer, (ved. pagina precedente) fu duoviro quinquennale (massima carica della colonia) e forse ricoprì più volte il semplice duovirato Il nonno, che presenta la medesima nomastica, fu invece collegato al culto dell'imperatore avendo svolto le funzioni di seviro. Tali mansioni denotano un costante miglioramento nel tempo della qualificazione sociale ed economica della famiglia. Si conosce inoltre la stele sepolcrale di una Livia Rufa, la cui sepoltura si rinvenne in località Braidacroce di Valperga, molto prossima a San Ponso. Essa si dichiara liberta di un P(ublius) Livius, a dimostrazione che i suoi patroni, con tutta probabilità gli stessi Livii qui ricordati, coltivavano interessi economici che prevedevano, in misura non precisabile, l'impiego dell'elemento servile.

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S: Ponso-  L.  Tutilius Secundinus

Una ragguardevole posizione nella struttura sociale della colonia fu raggiunta anche da L(ucius) Tutilius Secuìidinus, come dimostra innanzitutto la qualità della sua stele funeraria, in marmo bianco decorato con raffigurazione in rilievo del busto del defunto, e come prova definitivamente la carica di decurione da lui ricoperta. Tale ruolo pubblico era infatti esercitato a vita da membri scelti tra i più influenti e ricchi dell'aristocrazia municipale. La sua sepoltura nell'agro della colonia dimostra anche per i Tutilii l'esistenza in loco di attività economiche e di possessi fondiari.

Anche nella dedica sepolcrale di Q(uintus) Iuncius Ianuarius, seppure realizzata su un semplice blocco di gneiss grigio (che tuttavia reca tracce di lavorazione officinale), sopravvivono indicazioni su una sua appartenenza ai ceti emergenti della colonia. Infatti alla prima linea è conservata l'onomastica del dedicante, seguita alla seconda linea da un'espressione funeraria relativa a un personaggio femminile, che appare la prima titolare della dedica; alla terza linea infine è fatta menzione di un curator reipublicae, ignoto personaggio che si configura come secondo titolare della dedica. I curatores erano dei funzionari di rango senatorio o equestre che venivano inviati con nomina imperiale a controllare o a migliorare, ove se ne segnalasse la necessità, le finanze delle amministrazioni locali. Nel corso del terzo secolo poi s'impose l'uso di affidare tale ruolo ad appartenenti all'aristocrazia municipale della comunità di pertinenza o di comunità finitime. E questo senza dubbio il caso del nostro curator, come suggerisce il tono tutto sommato modesto del titolo funerario che mal si adatterebbe a un individuo di estrazione centroitalica e di rango superiore. Il dato epigrafico testimonia inoltre che il personaggio svolse le sue funzioni a Forum Fulvii Valentia (Valenza Po). Dunque egli e il dedicante Q(uintus) Iuncius lanuarius dovettero detenere una posizione di primo piano nella struttura sociale della colonia taurinense.

La stele sepolcrale dei Cornelii, murata nei lato meridionale dell'abside della chiesa parrocchiale, presenta numerosi motivi d'interesse. Innanzitutto la ricca qualità e l'accurata decorazione del monumento, così come i curati tratti paleografici, attestano un committente di buon livello sociale ed economico. In secondo luogo nell'iscrizione sono ricordati almeno quattro personaggi oltre al dedicante ad attestare le molte ramificazioni della famiglia e, di conseguenza, la probabile importanza del suo ruolo pubblico. Non stupisce infatti che la gens Cornelia conosca numerose attestazioni nella documentazione epigrafica canavesana, come a Ciriè, a Forno, a Levone e ancora a San Ponso stessa (in un'epigrafe però oggigiorno dispersa). A Valperga inoltre era conservato fino a tempi recenti un titolo che menzionava un liberto della medesima famiglia. Tutto quindi concorre a inserire i Cornelii nel ceto dirigente del territorio, con interessi locali di carattere economico.

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S: Ponso- Gli Octavii

Altra posizione di prestigio fu detenuta anche dalla famiglia degli Octavii, com'è suggerito dalla loro sepoltura di San Ponso: innanzitutto dal pregevole materiale in bel marmo bianco, inoltre dalla decorazione che prevedeva la raffigurazione dei due defunti, infine dal buon livello paleografico generale. Questi elementi indubbiamente attestano elevate capacità economiche e, congiuntamente alla corretta struttura onomastica dei defunti, rilevanza di posizione sociale.

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S: Ponso- Secundina Aebutia

Una buona fattura rivela anche il titolo costituito da un blocco di gneiss recante la dedica funeraria coniugi, nel complesso, tuttavia, di difficile comprensione e lettura. Per quel che riguarda i rimanenti documenti di San Ponso, perlomeno quelli ancor oggi visibili presso la Chiesa, tutti rivelano una lavorazione approssimativa, dovuta a esecuzioni improvvisate e non certo a intervento di botteghe artigianali. E' questo il caso del titolo di Secundina Aebutia, impiegato come architrave della porta d'ingresso al battistero; del titolo di un probabile Anoleius, murato nel lato meridionale dell'abside; del titolo di Ennius Petri f(ilius), visibile nel muro di cinta della casa parrocchiale; del titolo di Veriouna Prisca Q(uinti) f(ilia), vissuta fino a novant'anni. Tutte queste stele sono caratterizzate, si è detto, da una lavorazione non officinale e inoltre da caratteri paleografici incerti, da soluzioni onomastiche non corrette e periferiche, dalla trascuratezza del materiale impiegato, dall'estrema povertà del linguaggio funerario non attestante pluralità di rapporti familiari o presenza di formule sepolcrali. Indubbiamente tali documenti indirizzano verso un ambiente di livello più modesto e di minori capacità economiche, tuttavia costituito da gente libera, come indica la dichiarazione di paternità quasi sempre espressa. Tale configurazione sociale, che a San Ponso appare suggerita da una minoranza di epigrafi, emerge invece nel resto del territorio come l'aspetto più caratterizzante.

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